La presenza delle meduse sembra in aumento nei nostri mari, sia per l’inquinamento delle acque (principalmente per i fertilizzanti usati in agricoltura, che aumentano la presenza del fitoplancton e dello zooplancton, il principale nutrimento di questi animali), sia per il riscaldamento globale e per la pesca indiscriminata che va ad eliminare i loro predatori naturali.
Il contatto con una medusa dei nostri mari di solito non è pericoloso, ma può essere un incidente spiacevole che rovina una giornata di vacanza al mare. Ecco cosa fare per affrontarlo.
IL CONTATTO CON UNA MEDUSA: COSA SUCCEDE
La medusa che più frequentemente possiamo incontrare nel mar Mediterraneo è la Pelagia noctiluca, trasparente o violacea, con lunghi filamenti, spesso presente in branchi. Le meduse dei nostri mari sono poco pericolose e provocano in genere solo reazioni nel punto di contatto; non pungono né mordono: una volta toccate accidentalmente estroflettono dei filamenti urticanti che penetrano immediatamente nella pelle e rilasciano una sostanza che ha capacità paralizzanti, urticanti e neurotossiche. Subito dopo il contatto si avverte una sensazione di dolore bruciante e/o pulsante e poi di prurito. In seguito allo stimolo doloroso, il nostro organismo libera adrenalina che contrasta gli effetti delle tossine. Il dolore regredisce in un tempo variabile da pochi minuti a parecchie ore e a volte giorni. Al dolore segue un’eruzione cutanea che può essere assumere diversi aspetti: simil orticaria (con pomfi), arrossamento, gonfiore, vescicole, strie rosse; tali reazioni possono persistere anche per diverse settimane, in base alla loro estensione, alla durata del contatto e al diverso grado di sensibilità individuale, ed esitare raramente in cicatrici o in aree prive di melanina o al contrario in aree più scure.
La maggior parte delle reazioni da contatto con meduse sono dovute ad una reazione tossica ai veleni, mentre solo una piccola parte è dovuta a cause allergiche. Oltre ai sintomi cutanei, possono comparire anche sintomi generali come cefalea, dolori addominali, nausea, vomito, vertigini, difficoltà respiratoria, tachicardia, crampi muscolari, parestesie.
BAMBINI E MEDUSE: COSA FARE IN CASO DI CONTATTO
Se il bambino viene a contatto con la medusa cercare di tranquillizzarlo e portarlo fuori dall’acqua. Se invece si è al largo occorre richiamare l’attenzione di qualcuno vicino e farsi aiutare ad emergere.
Una volta fuori dall’acqua:
- Esaminare la parte dolorante e togliere eventuali parti di medusa ancora attaccate, cercando di limitare i movimenti del bambino per ridurre la diffusione del veleno. La rimozione va fatta delicatamente senza strofinare; eventuali spine potranno poi essere rimosse con del nastro adesivo dopo aver asciugato delicatamente la cute.
- Se non si ha nulla a disposizione per medicare, come prima cosa far scorrere abbondantemente acqua di mare sulla parte in modo da diluire la tossina; evitare l’utilizzo di acqua non salata perché potrebbe aumentare il rilascio di tossine facendo scoppiare le nematocisti (per lo stesso motivo vanno evitate docce o bagni con acqua dolce sino alla scomparsa dei sintomi acuti). Se possibile l’acqua salata andrebbe riscaldata sino a una temperatura sopportabile perché il calore neutralizza il veleno.
- Evitare che il bambino si gratti o si strofini.
- Non strofinare la parte con sabbia, ed evitare l’applicazione di ammoniaca, aceto, alcool o altri rimedi improvvisati.
- Non utilizzare creme al cortisone o a base di antiistaminici perché inizierebbero a fare effetto quando non occorre più (l’applicazione di creme antiistaminiche è inoltre sconsigliata in pediatria); la crema al cortisone può essere utilizzata se non si ha a disposizione il gel al cloruro di alluminio.
- Applicare un gel astringente al cloruro d’alluminio, che ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine (questo gel è utile anche dopo le punture d’insetto).
- L’applicazione della borsa del ghiaccio aiuta a ridurre il dolore, il gonfiore e l’infiammazione.
- La somministrazione di paracetamolo riduce la sintomatologia dolorosa.
- In caso di reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratoria, pallore, perdita di reattività e di vigilanza chiamare il 118 e seguire le istruzioni fornite in attesa dell’arrivo del personale sanitario.
- In caso di contatto oculare, far valutare il bambino da un medico oculista per la possibile comparsa di congiuntiviti, ulcere corneali, edema palpebrale importante.
- La zona che è stata esposta al veleno resterà sensibile alla luce solare e potrebbe scurirsi rapidamente. Pertanto è preferibile tenere l’area coperta o protetta da uno schermo solare totale, per il tempo necessario a ridurre l’infiammazione (da pochi giorni a due settimane).
- A seconda del tipo di manifestazione cutanea che si osserva dopo il contatto, nei giorni successivi possono essere applicate creme lenitive di vario tipo e possono essere utilizzati antiistaminici per via orale.