Cos’è il pap test
Il pap test (test di Papanicolaou) prende nome dal medico greco-americano Georgios Papanicolaou, esperto nello studio della citopatologia, scienza che studia le malattie delle cellule.
Questo test è in grado di identificare, fin dalle prime fasi, la presenza di cellule tumorali a livello del collo uterino.
Introdotto in Italia dal 1953 dal professor Mario Tortora, attualmente viene utilizzato come screening preventivo su tutte le donne in età da 25 a 64 anni, che dovrebbero eseguirlo ogni tre anni.
Trattandosi di un’indagine effettuata a scopo di diagnosi precoce, non presenta valore diagnostico e pertanto, nel caso in cui siano presenti modificazioni citologiche, vengono di norma richiesti ulteriori approfondimenti clinici.
Il tumore al collo dell’utero, fino all’introduzione del pap test, aveva un’incidenza estremamente elevata, ed era secondo dopo il carcinoma mammario; attualmente invece la sua epidemiologia è diminuita moltissimo. Grazie alla notevole lentezza con cui questa neoplasia progredisce, se diagnosticata precocemente, è possibile curarla in maniera adeguata evitando una pericolosa evoluzione.
Il pap test consente anche di rilevare la possibile presenza del papilloma virus (HPV), un microrganismo patogeno responsabile di infiammazione della cervice uterina che, in alcuni casi ed in presenza di fattori predisponenti, può evolvere in carcinoma. Il virus, dopo essere penetrato all’interno della cellula, è in grado di modificare la struttura del suo DNA (Acido Desossiribo-Nucleico) nucleare, alterando la fisiologia cellulare.
Che cos’è il tumore cervicale
Il tumore alla cervice uterina (collo dell’utero) si sviluppa in seguito alla presenza di alcuni fattori predisponenti, come deficit immunitari o squilibri ormonali. A differenza del carcinoma all’endometrio, tipico dell’età matura, quello alla cervice si manifesta più frequentemente in età giovanile ed è caratterizzato da un esordio asintomatico.
Dopo una fase di latenza, che può essere anche piuttosto lunga, la patologia potrebbe provocare anche perdite ematiche vaginali e nelle urine (ematuria), dolore durante la minzione, mal di schiena, dolore al basso ventre.
Trattandosi di sintomi aspecifici e di lieve entità, la malattia può passare inosservata per anni senza essere diagnosticata; per questo motivo l’esecuzione del pap test risulta di fondamentale importanza per riconoscerla precocemente.
Come si esegue il pap test
Lo scopo del pap test è quello di analizzare la struttura delle cellule del collo uterino per identificare eventuali anomalie; pertanto è necessario prelevare una piccola quantità di materiale cellulare da studiare al microscopio.
L’esecuzione del prelievo avviene durante una normale visita ginecologica, con la paziente in posizione supina a gambe divaricate, stesa sul lettino; dopo l’introduzione dello speculum e la sua apertura, il sanitario (servendosi di un’apposita spatola e successivamente di uno speciale spazzolino) raccoglie un’esigua quantità di muco cervicale.
Di solito l’esame è indolore e ha una durata di pochi minuti, al termine dei quali il materiale prelevato, contenente cellule di sfaldatura della parete cervicale, vine sottoposto ad analisi microscopica.
Per sottoporsi a tale procedura è necessario che la donna non abbia avuto rapporti sessuali da 48 ore, non abbia utilizzato farmaci per via vaginale, come ovuli o tavolette vaginali e non abbia eseguito lavande intime nei tre giorni precedenti all’esame. Il periodo consigliato per effettuare il test è quello a metà del ciclo poiché a livello funzionale le cellule sono caratterizzate dalle migliori condizioni anatomiche e quindi facilmente analizzabili.
L’area del prelievo è rappresentata dal punto di congiunzione tra eso-cervice ed endo-cervice in quanto a questo livello è presente una zona dove si sviluppa la maggior parte dei tumori cervicali.
L’esame viene effettuato in due fasi: dapprima l’esecutore preleva del materiale eso-cervicale servendosi di una piccola spatola in legno, successivamente asporta muco endo-cervicale mediante il citobrush, una spazzolina flessibile. In alcuni casi viene impiegato un tradizionale tampone costituito da un bastoncino dotato di un sottile batuffolo di cotone (tipo cotton-fioc). Il materiale prelevato viene poi strisciato e fissato sul vetrino, per assicurare la conservazione più idonea alla successiva osservazione microscopica oppure sciolto in un particolare liquido (pap test in fase liquida).
L’attendibilità di questo test è molto alta: nel 70-80% dei casi i risultati ottenuti sono corretti.
Come interpretare i risultati del pap test
I risultati del pap test possono essere di due tipi:
– negatività
si verifica quando le cellule epiteliali prelevate non mostrano anomalie citologiche e quindi non è previsto alcun approfondimento diagnostico;
– positività
si evidenzia se le cellule analizzate hanno qualche differenza anatomica rispetto a quelle normali: in questo caso vengono richieste indagini più specifiche.
In caso di positività, confermata la presenza e il ceppo di papilloma virus, non bisogna allarmarsi poiché il tempo di latenza prima che evolva in carcinoma, è di almeno dieci anni, un periodo di tempo durante il quale è possibile intervenire in assoluta tranquillità.
Un risultato positivo al pap test comunque non significa necessariamente la presenza di una lesione cancerosa; infatti nella maggior parte dei casi la situazione è destinata ad evolvere positivamente.
La presenza di cellule squamose atipiche costituisce la condizione più frequente in caso di positività del test; solitamente questa anomalia è segno di infiammazione in atto, oppure di alterazioni ormonali collegate alla menopausa. Come approfondimento viene eseguita di norma una colposcopia oppure un HPV-DNA test, finalizzato alla ricerca di eventuali virus ad elevato rischio oncogeno.
Se vengono identificare lesioni cellulari è necessario osservare quale sia il loro grado: in caso di lesioni di basso grado, il protocollo terapeutico consiglia il monitoraggio per controllare l’evolversi della situazione. In caso di lesioni cellulari di grado elevato, che presentano quindi modificazioni significative rispetto alla norma, è necessario procedere con un’indagine colposcopica correlata con prelievo bioptico (biopsia cellulare).
Se il pap test conferma la presenza una evoluzione della malattia a carcinoma bisogna effettuare immediatamente una colposcopia e successivamente intervenire terapeuticamente secondo indicazioni dello specialista.
Quali sono gli interventi da eseguire in caso di positività
Qualora la diagnosi del carcinoma cervicale venga confermata dalle procedure diagnostiche successive al pap test è necessario correre ai ripari.
Le modalità d’intervento sono due, e precisamente:
– metodi distruttivi
che comprendono la diatermocoagulazione, la laser terapia e la crioterapia; si tratta di interventi finalizzati a distruggere le cellule maligne che, una volta necrotiche, possono venire facilmente asportate;
– metodi escissionali
che si basano su processi di asportazione della lesione con laser, con ago a radiofrequenza oppure con bisturi; sono trattamenti risolutivi ed eseguibili in ambito ambulatoriale.
Utilità del pap test
L’utilità del pap test è estremamente elevata in quanto consente di evidenziare la presenza di anomalie citologiche di vario tipo fino dalle fasi iniziali; l’esame mostra però anche alcuni limiti.
Il principale beneficio che dipende dalla regolare esecuzione del test è quello di poter intervenire tempestivamente con le metodiche sopra elencate, che non sono invasive né particolarmente fastidiose per la paziente, evitando un approccio terapeutico più drastico.
Il limite maggiore è di natura psicologica e si verifica quando una donna, affetta da disturbi risolvibili spontaneamente, viene allertata sulle possibili evoluzioni patologiche della sua situazione. Questo aspetto, che non comporta rischi fisici di salute, potrebbe avere ripercussioni a livello della sua sfera psico-emotiva.
L’infezione da papilloma virus, evidenziata dal pap test, tende a regredire spontaneamente, soprattutto in età giovanile, mentre spesso si cronicizza nelle successive fasi di vita e difficilmente guarisce.
L’utilità del pap test è anche quella di consentire un attento monitoraggio delle situazioni considerate a rischio, a condizione di eseguire l’esame con maggiore frequenza (ogni dodici mesi) nei casi in cui ci siano i presupposti.
Attualmente, in seguito all’esecuzione di questo test, è possibile vaccinare tutte le ragazze, che è la miglior forma di difesa dall’infezione da parte dell’HPV.
Un altro notevole vantaggio che dipende dalla regolare esecuzione del pap test è quello di poter approfondire situazioni a rischio mediante l’esecuzione di indagini più approfondite, come la colposcopia, una tecnica che consente di osservare direttamente la mucosa della cervice uterina a livello microscopico.
Importanza della periodicità del pap test
Poiché la maggioranza dei tumori del collo dell’utero mostra una matrice virale strettamente collegata alla presenza del papilloma virus, e poiché l’evoluzione dell’infezione virale è piuttosto lunga, risulta necessario effettuare il pap test con regolare periodicità.
Il lasso di tempo di trentasei mesi è stato stabilito in base alle evidenze scientifiche relative al tempo di latenza delle modificazioni citologiche sulla parete della cervice uterina.
Inoltre, un periodico monitoraggio della situazione anatomica del collo dell’utero rappresenta un indice di notevole importanza per seguire la trasformazione di eventuali anomalie cellulari. Anche se, nella maggior parte dei casi, l’evoluzione di tali modificazioni citologiche si risolve in maniera positiva, è comunque consigliabile seguire costantemente il loro andamento per scongiurare qualsiasi rischio.
L’esecuzione periodica del pap test riveste quindi un duplice ruolo; da un lato è in grado di evidenziare la presenza di cellule anomale che non rientrano nella classificazione fisiologica. D’altro lato rende possibile il controllo dell’evoluzione di eventuali cellule modificate, che possono essere sia infiammate, che lesionate. Lo specialista può agire con le opportune terapie che, nella quasi totalità dei casi, escludono interventi invasivi di qualsiasi tipo.
Soltanto effettuando il pap test con cadenza triennale lo screening per i carcinomi al collo dell’utero può svolgere al meglio la sua funzione preventiva, contribuendo a limitare significativamente l’epidemiologia del tumore al collo dell’utero.
Dottor Enrico Ceriani, ginecologo.