Emorroidi interne ed esterne

Intervista al dottor Massimo Mauri, Responsabile Chirurgia Generale I del Policlinico San Donato

Cosa si intende per emorroidi?

Si tratta di un plesso venoso che avvolge il canale anale costituendo una sorta di cuscinetto protettivo che ha una funzione per la continenza fecale. Sono in sostanza delle vene che contengono sangue arterioso, quindi rosso vivo.

Come riconoscere le emorroidi?

Le emorroidi si distinguono in interne ed esterne. Le emorroidi interne non si vedono perché son situate sopra il piano degli sfinteri; quelle esterne sono situate nel tessuto sottocutaneo e sono visibili, come delle protuberanze venose molli, di colore bluastro-rosso che talora diventano dure quando al loro interno si forma un coagulo di sangue.

Quando e perché cominciare a preoccuparsi?

Per prima cosa è il sanguinamento il principale campanello d’allarme, oppure ci può essere una sorta di trombosi, ossia il sangue all’interno delle vene può rimanere sequestrato all’interno della vena stessa, provocando un dolore molto forte. Si tratta della tromboflebite emorroidaria. Infine può capitare il prolasso, cioè insieme alla fuoriuscita di queste vene si accompagna anche della mucosa del canale anale e dà un senso di fastidio e prurito poco tollerabile.

Esiste una prevenzione per le emorroidi?

Va detto che c’è una familiarità per questa patologia. Per cui, una volta conclamata la familiarità, si può solo controllarla, non prevenirla. Le emorroidi le abbiamo tutti, solo che in molti non provocano alcun disturbo, perché non c’è la componente venosa deficitaria. Si devono evitare principalmente la stipsi, ossia l’evacuazione forzata delle feci, il consumo frequente di cibi speziati, salumi, alcolici, superalcolici, caffè e cioccolato, tutti ingredienti che aumentano la congestione a livello rettale e peggiorano la condizione emorroidaria.

L’intervento chirurgico in cosa consiste?

Ci sono diversi tipi di interventi. Il tradizionale “Milligan-Morgan” (dal nome dei due chirurghi che lo hanno perfezionato) consiste nell’asportazione delle emorroidi con dei bisturi a radiofrequenza che coagulano e tagliano contemporaneamente, quindi senza punti di sutura e di conseguenza con molto meno dolore da parte del paziente. Un altro metodo si definisce mucoprolassectomia secondo Longo, dove si usa una suturatrice meccanica circolare che cattura le emorroidi, le riporta all’interno del canale anale e taglia e sutura automaticamente le arterie che nutrono queste emorroidi stesse. Si può poi intervenire con la legatura singola delle sei arterie che nutrono le emorroidi e infine un altro metodo è la prolassectomia e consiste nel prendere le emorroidi e riportarle all’interno del canale anale con dei punti di sutura interni. L’intervento viene modulato sulla particolare condizione patologica. In pratica se si tratta solo di episodi ricorrenti di sanguinamento, l’intervento più indicato è quello tradizionale, che comporta l’asportazione delle emorroidi sanguinanti. In caso di presenza di prolasso della mucosa anale associata, l’intervento più idoneo è quello che utilizza la tecnica secondo Longo.

Una volta operate, le emorroidi possono tornare?

Sì, in tutti i metodi possono ritornare, anche se il più sicuro è il “Milligan-Morgan” che toglie completamente le emorroidi, anche se è un po’ più doloroso rispetto agli altri.

Quali sono i tempi di recupero?

Sono essenzialmente legati al dolore e quindi soggettivi, ma diciamo che in linea di massima si parla di tre o quattro giorni post operatori, utilizzando comunque antidolorifici.

Nei casi invece di un semplice fastidio cosa si può fare?

Per prima cosa curare molto l’igiene personale con lavaggi frequenti e mai con acqua fredda che è nemica delle emorroidi. Seguire poi una dieta che favorisca la pulizia dell’intestino. Bere molta acqua cercando di favorire l’evacuazione. Appena si ha un disturbo permanente è bene fare una visita ricordando che le emorroidi sono di quattro gradi. Il primo grado quando sono appena esterne, il secondo quando escono durante l’evacuazione e poi possono rientrare, il terzo grado è quando sono sempre fuori e il quarto grado è quando c’è anche un prolasso della mucosa del canale anale.

 

Intervista a cura di Andrea Grassani

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